Poco a poco vamos notando cómo algunos medios se hacen eco de las voces que, con preocupación, siguen el decurso del nuevo pontificado del Obispo de Roma Francisco.
El artículo que propongo hoy describe exactamente cuáles son los motivos por los cuales el malestar se hace cada vez más evidente en el mundo tradicional del cual yo también formo parte. Una cosa tiene que quedar clara: la elección canónica de Francisco es una elección válida y, como católicos, tenemos que aceptarla! Eso no quita que, ante los cambios introducidos por el nuevo Papa, nos encontremos un poco... o bastante preocupados y mortificados, porque el trabajo realizado por Benedicto XVI en sus casi ocho años de pontificado para restablecer el decoro en la liturgia, revalorizar el significado de los símbolos pontificios, enseñándole a la gente a apreciarlos y a tomar conciencia de que un Soberano Pontífice puede ser igualmente una persona humilde y pobre sin tirar a la basura la dignidad pontificia, vemos que prácticamente, en un abrir y cerrar de ojos, todo ésto está siendo dejado de lado! Lo peor de todo es que se lo está haciendo con el Pontífice emérito aún con vida! Porque Benedicto XVI, si bien está retirado, no vive en una isla desierta. Tiene acceso a los medios de comunicación como todos nosotros. Lo imagino leyendo las novedades y repitiéndose: "La Iglesia no es mía, no es nuestra, es de Cristo!". Para reconstruir algo a veces se necesitan años... Para destruirlo... bastan sólo segundos! Estoy segura de que esta mortificación la está ya ofreciendo al Señor!
Jamás olvidaremos todo lo que Benedicto nos ha enseñado. Gracias, muchas gracias, Santo Padre!
Papa Francesco piace quasi a tutti, religiosi, laici, credenti e non
credenti, cantanti e calciatori; ma c’è una categoria di persone che
(sempre più apertamente) manifesta una certa
perplessità sull’inizio di pontificato di Papa Francesco.
Sono i cosiddetti cattolici tradizionalisti, quelli affezionati alle liturgie antiche, al latino, e a tutto quell’apparato di simboli che la Chiesa Cattolica ha sviluppato
nell’arco dei suoi 20 secoli di storia.
Sono persone di tutte le età e tutte le nazionalità, sono
estremamente preparati, spesso ferventi cattolici, studiano con passione
i simboli e la storia della Chiesa, cercando di ricondurre i
simboli ai propri significati, e ritengono che le tradizioni (anche liturgiche o di cerimoniale) legate al Papato abbiano valore ancora oggi, e non siano tutte da buttare
via.
Il pontificato di Benedetto XVI aveva dato in un certo qual modo un riconoscimento esplicito alle loro istanze, visto che il Papa Emerito ha dedicato
alla liturgia (ed al suo valore) una parte significativa del proprio magistero; li ha fatti uscire dalla semi-clandestinità con ilMotu Proprio Summorum
Pontificum, con il quale si stabilisce che la liturgia
secondo il messale del 1962 (in sostanza, la Messa pre-conciliare) può
essere celebrata da qualsiasi sacerdote di rito latino
in qualsiasi diocesi di rito latino, senza la necessità di autorizzazione esplicita da parte del Vescovo locale, autorizzazione prima necessaria, secondo quanto
stabilito dalla circolare Quattuor abhinc annos della Congregazione per il Culto (detta anche – impropriamente – indulto di Agatha Christie), e confermato da Giovanni Paolo II
nel Motu Proprio Ecclesia Dei del 1988.
Sempre con Benedetto XVI regnante, i riti ed i cerimoniali della curia romana avevano ripreso parte del loro antico splendore,
con decisioni sempre a lungo ponderate ed
anticipate sia sull’Osservatore Romano che per mezzo di note a cura
dell’Ufficio delle Celebrazioni Liturgiche del Sommo Pontefice, volte a
spiegare, ad esempio, perchè il Papa ha sostituito per
due volte in otto anni la ferula (il bastone pastorale del Papa) oppure ha ricominciato ad usare il fanone (un indumento liturgico proprio
dei Sommi Pontefici), o ancora, perchè si è ricominciato ad eseguire la marcia delle trombe d’argento all’ingresso del Pontefice nella Basilica Vaticana, in occasione
delle celebrazioni più solenni.
Ebbene, ora i tradizionalisti si trovano un po’ spiazzati dalle
decisioni liturgiche e cerimoniali di Papa Francesco, che invece
preferisce
la semplicità, l’italiano al latino, nec rubricat nec cantat, eccetera; e negli ultimi giorni alcune di queste perplessità sono
state portate all’attenzione della stampa.
Diciamo subito che il dibattito sul ruolo e sul valore della liturgia è
uno dei più accesi (insieme a quello ecclesiologico sul primato
petrino) in seno alla Chiesa
Cattolica negli ultimi anni; basti pensare che lo stesso Bendetto
XVI proprio sulla liturgia ha ricevuto negli anni (anche da ambienti
interni alla Chiesa) critiche spesso severe; insomma, è
naturale che dell’argomento si discuta, ma ci sembra di poter dire
che tale discussione, se pur presente, viene spesso strumentalizzata.
Si: dall’istante successivo all’elezione di Papa Francesco è cominciata, da parte di una certa stampa, una campagna sottile e pericolosa,
volta a far immediatamente
dimenticare il pontificato di Benedetto XVI (abbiamo già citato i
vari Macuso, Kung e Boff, che dopo aver criticato aspramente ed ogni
giorno Benedetto hanno invece abbracciato Francesco ancor
prima che dicesse una parola).
Il giorno dopo l’elezione di Francesco ha cominciato a circolare una storiella (del tutto destituita di fondamento) secondo la quale Bergoglio,
nella stanza delle lacrime avrebbe detto al Maestro Mons. Guido Marini che gli porgeva la mozzetta: “Questa se la mette lei, il carnevale è finito”;
questa bufala,
rilanciata su tutti i giornali, e sommata alla semplicità di Papa
Francesco ha persino infiammato qualche animo, portando un blog tradizionalista (pur sempre, fino a
quel momento, rispettosissimo verso la Chiesa e il Papato) a pubblicare un articolo dal discutibile titolo “La maleducazione al Soglio di Pietro”.
Una nuova ondata di perplessità è montata quando, durante la presa
di possesso del Laterano, Papa Francesco si è presentato con la ferula di Scorselli (quella
usata
quasi sempre da Giovanni Paolo II, per intenderci) che Benedetto XVI
aveva abbandonato dopo due anni di pontificato per riprendere quella di
Pio IX (e poi una realizzata sul modello di
quest’ultima e regalatagli dal Circolo S. Pietro).
Alcuni sono perplessi perchè, dopo 8 anni di lavoro e di catechesi
relativa al recupero di simboli un po’ caduti in disuso, sembrano
bastate poche settimane per dimenticare
tutto, ma soprattutto molti sono preoccupati dalla lettura che una certa stampa da di queste scelte.
Si è purtroppo caduti in una sorta di circolo vizioso, per cui un
certo tipo di stampa pone eccessivamente (ed in alcuni casi
strumentalmente) in risalto ciò che Francesco fa di
diverso da Benedetto, e di conseguenza i tradizionalisti si preoccupano del significato di tali scelte e delle possibili strumentalizzazioni; la stampa chiude il
cerchio dando voce alle perplessità e raccontandole come polemiche, descrivendo i tradizionalisti come nemici di Francesco e di conseguenza
allargando il solco tra i due pontificati.
In sostanza, speriamo che tutti siano moderati, che chi cerca di far passare Benedetto come un incidente di percorso la smetta e che l’ufficio per le celebrazioni
liturgiche del Sommo Pontefice torni presto a spiegarci le ragioni delle scelte liturgiche del Papa Francesco, non per confortare noi che il rifiuto del fanone non rappresenta il
desiderio di Bergolgio di distruggere il papato ma per evitare malevole e dannose strumentalizzazioni ai danni del Papa Emerito, che (nonostante li meritasse) il favore
e l’apertura di credito della stampa che Francesco sta sperimentando in queste settimane, non li ha mai visti.
http://www.ilvaticanista.it/2013/04/08/critiche-dei-tradizionalisti-a-papa-francesco
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